Trend moda 2022: i colori visti alle sfilate da indossare tutto l'anno

2022-08-08 08:48:48 By : Ms. Linda Li

Sulle passerelle, sfumature inedite e gradazioni sgargianti definiscono la palette couture del nuovo millennio, con colori signature che portano il nome di grandi Maison.

Lo spettro cromatico della moda rifugge tanto la bidimensionalità in bianco e nero quanto la piattezza di una palette con tempere predefinite cui il designer possa attingere senza pensare, spremendo il colore da tubetti ormai sfatti dall’uso. Lo sperimentalismo è all’ordine del giorno in un settore che fa del technicolor il suo marchio di fabbrica, pavoneggiando accostamenti inconsueti ed effetti cangianti in una danza di corteggiamento per il pubblico annoiato. A servire un primo assaggio di questo nuovo plat du jour è Virgil Abloh. La nascita nel 2012 di Off-White avvicina i fasti della couture alla funzionalità dell’abbigliamento da lavoro e il workwear torna a essere fenomeno di moda, riavvolgendo il nastro della tendenza al 1919 e alla nascita della tuta nell'ambito del movimento Futurista, concepita dall’artista Thayaht con il fratello Ram come capo tout-de-même di livellamento estetico e concettuale. Grafiche da cantiere, tessuti tecnici e tagli oversize costituiscono però solo l’aspetto parossistico della visione di Abloh, che trova nel dettaglio - e nel colore - lo strumento più effettivo ed efficace del creare. Alle delicatezze pastello e all’assertività di tonalità preziose come rubino e smeraldo, Abloh preferisce il giallo, in una gradazione spenta e opaca ma dalla peculiarità catarifrangente copiata dalla divisa degli operai. Così, il colore si fa segnaletica della sua presenza nel panorama fashion e diventa faro di posizione dell’utilitywear. A metà fra il canarino e il senape, il giallo Off-White è prima spremitura su una tavolozza intonsa ma pronta a riempirsi di cromie che sostituiscano i sempiterni nero Dior e greige Armani, cui sei anni dopo si aggiungerà la seconda chiazza del verde Bottega.

Quando nel 2018 Daniel Lee assume la guida del marchio ormai in declino, opera la stessa prodezza riuscita a Karl Lagerfeld con Chanel nel 1983. Lee non resuscita soltanto i tratti di una maison in avanzato processo di fossilizzazione, ma crea nuovi codici distintivi che hanno reso il prodotto Bottega fra i più riconoscibili - e copiati - del mercato. Pur non mancando il viola acino e il rosso vinaccia in cui il brand ha intinto per anni la sua pelletteria, è un verde acceso e acrilico a rubare la scena e a diventare identificativo dell’estetica 2.0 del marchio.

Un gioco ben riuscito, quello di Lee, che opta per un colore privo di profondità e di riflesso, quasi chimico nella sua fissità, declinandolo su pellami morbidissimi e quasi cremosi e sulle silhouette pouf o intrecciate degli accessori. Nel mentre, Demna Gvasalia, approdato in Balenciaga nel 2015, non distilla una nuova tonalità, ma sfrutta il potenziale inesauribile del total black per dar vita a collezioni situazioniste in grado di raccontare il contemporaneo con disarmante sincerità - raggiungendo l’apoteosi nel settembre 2021, quando occulta Kim Kardashian in drappi neri per il MET Gala -.

È però questo 2022 a completare la serie di nuove tinte primarie. Limitando il rosa shocking concepito da madame Elsa, Daniel Roseberry svincola Schiaparelli dal giogo dell’ereditarietà forzata, dosando la presenza di questa tonalità in pochi capi e nell’elegante packaging di scatole dalla grana vellutata e nota come rose petal. Le collezioni di Roseberry si discostano dall’origine multicolore della maison, optando per un’equilibrata sincronia di nero e oro. Proprio quest’ultimo è per il direttore creativo fonte di ispirazione, tramite tattile e materico fra la moda e l’arte. Con la recente sfilata Haute Couture Primavera Estate 2022 tenutasi al Petit Palais di Parigi e ribattezzata The Age of Discipline, Schiaparelli si concentra sul più nobile dei metalli. "Questa stagione orbita intorno a una ulteriore sperimentazione dell'oro Schiaparelli. Abbiamo lavorato a lungo per perfezionare la tonalità - né calda né fredda, né ottanio né rosa, per arrivare ad un oro formulato specificamente per noi, composto con parti di foglia d'oro 24k", afferma Roseberry. Tramite nel valico del tempo, il rosa non scompare, ma diventa tinta signature di Valentino. Pierpaolo Piccioli è un designer d’atelier, come d’atelier è il pittore che saggia le sfumature, che trae dalla materia l’ispirazione e non la sminuisce a semplice mezzo. Nelle collezioni Valentino, la maestria della coloritura è tale da essere considerata un unicum, e nell’Autunno Inverno 2022/2023 le pirotecnie proposte in passato lasciano spazio a una sublimazione assoluta nel rosa PP Pink, realizzato in collaborazione con Pantone. Già lo scorso luglio, Piccioli aveva anticipato questa sua propensione cromatica, postando sui social una citazione 1918 dell'Earnshaw’s Infants’ Department: "La regola generalmente accettata è rosa per i maschi e blu per le femmine. La ragione sta nel fatto che il rosa, essendo un colore più deciso e forte, risulta più adatto al maschio, mentre il blu, che è più delicato e grazioso, risulta migliore per le femmine". I nuovi colori della moda sono quindi lontani dalla mera adesione a un canone estetico che sappia definirsi anche attraverso la scelta della giusta tonalità. Quel medesimo nero che per Christian Dior e Mademoiselle Chanel era sinonimo di un’eleganza tout court, è oggi per Gvasalia una presa di posizione contro lo sfregio dell’identità, sfigurata da mille vezzi ed eccessi per diventare omologazione.

Il giallo di Abloh è la carica sociale, è la sbarra di una tettoia panoramica cui appoggiarsi per vedere al di là del naso luccicante dell’alta moda e concentrarsi sulla strada e sulle sue necessità. Verde Bottega e oro Schiaparelli sono una presa di posizione creativa nei confronti di un passato che, per quanto fondamentale, non deve necessariamente ripetersi, imponendo una nuova generazione di immaginari e visioni al già ricco heritage dei loro grandi nomi. Infine, Valentino tratta con delicatezza e intelligenza i vaneggiamenti sul genere, strappa dalle culle i fiocchetti colorati e celebranti il sesso del nascituro, e vi appone il sigillo di una libertà d’espressione che non è né maschile né femminile quanto, finalmente, universale. Basta indulgere nella stagione che meglio si addice al proprio incarnato: il colore torna a essere - la - voce che definisce il ritmo dell’intero coro.