Le città soffocano sotto le ondate di calore, ecco tre soluzioni per raffrescarle - HuffPost Italia

2022-08-13 06:55:10 By : Mr. wei jiang

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Una decina di imbianchini a New York dipingono la copertura piana di un edificio residenziale con una pittura bianchissima, che riflette i raggi solari. Un corso d’acqua a Seoul viene riportato in superficie dopo decenni nei quali scorreva, canalizzato, sotto la superficie stradale. Il progetto ipertecnologico del waterfront di Toronto del 2017 viene accantonato ed è sostituito da un piano urbano che porta nel cuore della città migliaia di alberi, arbusti, rampicanti, prati. E poi una delle principali strade dello shopping a Dubai, raffreddata da impressionanti getti d’aria gelida: peccato che per rinfrescare una via si debba surriscaldare un intero quartiere. Per non parlare di consumi ed emissioni.

Le metropoli di tutto il mondo, come e più delle piccole e medie città, soffrono la crisi climatica in atto e cercano soluzioni per mitigarla, ma la tecnologia non sempre appare un’utile alleata. L’energia elettrica consumata dagli impianti di raffreddamento è destinata a crescere: l’Agenzia internazionale per l’energia prevede che la spesa mondiale per l’acquisto e il funzionamento dei condizionatori triplicherà entro il 2050. Le soluzioni, allora, vanno cercate altrove.

La principale causa dell’effetto isola di calore – che può rendere le città fino a 10 gradi più calde rispetto alle aree rurali vicine – sono i materiali con i quali sono costruite: duri, scuri e densi come cemento, mattoni, asfalto, che assorbono i raggi solari durante il giorno e irradiano calore anche di notte. Apparentemente è una soluzione troppo semplice, ma alcuni esperti sostengono che una delle misure più efficaci per raffreddare le città sia far sì che le superfici riflettano la luce, piuttosto che assorbirla. L’esempio dell’architettura vernacolare dei paesi e delle città affacciate sul Mediterraneo può insegnare molto anche a urbanisti e architetti contemporanei.

Anche le evidenze scientifiche lo confermano: alcuni ricercatori dell'Università di Oxford hanno scoperto che rendere i tetti degli edifici di un colore più chiaro e riflettente potrebbe ridurre le temperature diurne fino a 3 gradi durante un'ondata di calore. E negli Stati Uniti uno studio della Nasa ha dimostrato che un tetto bianco a New York nelle giornate estive può essere fino 23 gradi più fresco di una copertura piana rivestita con le tradizionali membrane di bitume nero.

Un’altra opera di mitigazione, relativamente poco dispendiosa ma efficacissima, anche dal punto di vista estetico, è quella di riportare in superficie i corsi d’acqua che con lo sviluppo delle metropoli sono stati interrati, per far più spazio ad arterie stradali o a parcheggi. I corsi d’acqua hanno un potente effetto di raffreddamento sulle città, attraverso l’evaporazione dell’acqua e l’incanalamento delle correnti d'aria.

A Seoul, nel 2005, è stato riportato alla luce il fiume Cheong Gye Cheon: per 35 anni era stato sepolto sotto l’autostrada che tagliava in due la capitale sudcoreana. Le temperature lungo il suo corso sono più fresche (fino a 6 gradi in meno) rispetto a quelle misurate sulle strade parallele, a pochi isolati di distanza. Cambiando continente e scala dimensionale, uno studio realizzato sul piccolo fiume che attraversa Sheffield, in Inghilterra, ha dimostrato che l'impatto di raffreddamento del corso d’acqua si estende nelle aree circostanti fino a 30 metri di distanza, soprattutto negli spazi verdi o nelle strade che si aprono sul fiume.

Anche le metropoli europee stanno riscoprendo i loro fiumi, trattati spesso come acque fognarie nel nome di un presunto progresso che ha cancellato i segni della natura nei contesti urbani: Parigi ha preso in considerazione un piano urbanistico per ripristinare il fiume sepolto Bièvre, che viene considerato come un potenziale mitigatore del caldo estivo, in una città dove le temperature in luglio e agosto superano in alcuni casi la soglia dei 40 gradi.

La terza soluzione per tentare di arginare il crescente problema delle città bollenti, è (forse) la più nota. La maggior parte degli urbanisti concorda ormai sul fatto che piantare alberi è uno dei modi migliori per rinfrescare le città. Oltre ai benefici in termini di aumento della biodiversità, mitigazione delle inondazioni e assorbimento dell'inquinamento, le loro straordinarie capacità di raffreddamento sono legate sia all'ombra che alla traspirazione (l'acqua all'interno dell'albero viene rilasciata sotto forma di vapore attraverso le sue foglie).

Un recente studio dell’istituto ETH di Zurigo su 293 città in tutta Europa ha dimostrato che l'effetto rinfrescante degli alberi riduce la temperatura superficiale delle città in estate fino a 12 gradi. Jonas Schwaab, il ricercatore a capo del progetto, e i suoi colleghi hanno misurato la temperatura della superficie terrestre attraverso i satelliti e hanno scoperto che le aree alberate delle città hanno una temperatura molto più bassa rispetto alle aree circostanti: le differenze sono comprese tra 8 gradi e 12 gradi nell'Europa centrale. A Milano, il delta tra una superficie non alberata e una protetta dalle fronde può arrivare anche a 6 gradi.

Ma piantare e far sopravvivere gli altofusti nelle metropoli non è così semplice: ne sa qualcosa Los Angeles, che nel 2006 aveva lanciato un piano per piantarne un milione, ma nel 2013 aveva raggiunto solo quota 400 mila. Tra il 2019 e 2021 la macchina amministrativa ha subìto un rallentamento della corsa – obiettivo 90mila alberi in tre anni – ma anche questo traguardo non è stato raggiunto: ne sono stati messi a dimora solo 65mila. E ora la metropoli californiana tenta di coinvolgere la popolazione regalando sette piante a ogni cittadino che prometta di prendersene cura almeno per i primi 3-5 anni. Un impegno che probabilmente vale la pena assumersi, per poter respirare un po’ d’aria fresca anche in città, in una delle ere più torride del nostro pianeta.

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