Autunno in Barbagia: facciamo tappa a Orani, terra natìa di Costantino Nivola e Mario Delitala | Cagliari - Vistanet

2022-08-20 04:09:48 By : Ms. Vivi ShangGuan

Non si ferma il suggestivo viaggio di Autunno in Barbagia e prosegue dritto verso il suo quarto imperdibile appuntamento. Salutate Dorgali e Sarule, questo fine settimana del 22 e 23 settembre sarà Orani a ospitare il cuore pulsante della Sardegna. Facciamo tappa a Orani, il paese che ha dato i natali ad artisti di fama internazionale.

Orani è un piccolo borgo situato nel cuore della Barbagia, un centro agro-pastorale con una discreta produzione industriale. Attorniato da verdeggianti colline, il paese sorge a circa 500 metri di altitudine, ai piedi del monte Gonare, in un’area ricca di numerose specie botaniche, in cui rocce calcaree si perdono nella fitta boscaglia di lecci e rovelle. Orani è patria di artisti, tradizioni artigiane, suggestivi luoghi di culto. Il centro storico custodisce preziosi esemplari di architettura sacra: tra i piccoli tetti con le caratteristiche tegole, spiccano gli otto campanili delle chiese presenti che, insieme a quelle campestri, raccontano la storia della comunità e la sua radicata spiritualità attraverso stili architettonici di epoche differenti. Perdersi tra le incantevoli viuzze di questo centro barbaricino significa ripercorrere le orme di due giganti, due grandi maestri dell’arte sarda del ’900, la cui fama è nota in tutto il mondo. Qui nacquero, infatti, lo scultore e pittore Costantino Nivola, noto Titinu, e l’incisore e pittore Mario Delitala, di cui Titinu fu apprendista. Orani, però, è legato anche a illustri personaggi contemporanei isolani, ovvero lo scrittore Salvatore Niffoi, vincitore del premio Campiello nel 2006, e il sarto Paolo Modolo, molto apprezzato per le sue creazioni in velluto che richiamano l’abbigliamento tradizionale. Sebbene l’economia del paese abbia conosciuto lo sfruttamento delle miniere di talco e di feldspato, Orani è simbolo dell’arte artigiana, tramandata nei secoli con particolare maestria: mani sapienti, quelle oranesi, impegnate nella lavorazione del legno, del ferro battuto, ma anche della ceramica e del granito. Fiore all’occhiello di questa arte sono “Sa cascia antiga”, la tradizionale cassapanca in legno ricca di intarsi, e i manufatti in ferro battuto. Legata a Orani è una delle maschere sarde più famose, “Su Bundu”, riscoperta dopo un’accurata ricerca: un volto scolpito nel sughero tinto di rosso, dal naso aguzzo, con lunghe corna, il pizzo e i baffi, tutti rigorosamente bianchi.

Artisti, artigianato, luoghi di culto, sono solo alcuni dei motivi per conoscere questo paese, il cui nome compare a partire dal 1341 nella forma di “Orane” e potrebbe derivare dal latino “Oranius”.

BREVI CENNI STORICI. Conosciuto per secoli come “Orani mannu” (Orani grande) per l’importanza che rivestì fino all’Ottocento, le origini di questo paese risalgono, in realtà, all’epoca preistorica. Tutto il territorio, infatti, fu frequentato fin dal Neolitico in virtù della presenza delle miniere di talco varietà “steatite”, con cui si realizzavano oggetti di pregio e meravigliose statuette tra cui la Dea Madre, antica divinità dei protosardi. Tutto attorno al paese la presenza nuragica è notevole: oltre ai dolmen, alle domus de janas e alle tombe dei giganti, complessivamente sono presenti ben sei rovine di villaggi nuragici e ventuno rovine di nuraghi isolati. Profonda è anche l’impronta lasciata dalla civiltà romana, a cui risale lo stabilimento termale di Oddini, una sorgente di acqua solforosa nota come Bagni di Oddini di cui restano, però, poche tracce. Il territorio di Orani è il risultato del notevole sincretismo che avvenne in tutta la Sardegna in epoca medievale, con la scomparsa di numerosi centri abitati e il loro aggregamento in quelli più grossi. Si ritiene, infatti, che l’attuale abitato del paese derivi da quello romano di Oddini, poi fusosi con altri vicini villaggi. Durante il Medioevo il villaggio assunse un’enorme importanza e fu uno dei principali centri della curatoria di Dore, nel Giudicato di Torres. Dopo essere passato sotto il dominio del Giudicato di Arborea e, successivamente, al controllo di diverse signorie feudali, nel 1617, per volere del re spagnolo Filippo II, nacque il Marchesato di Orani, che divenne uno dei feudi più vasti e ricchi della Sardegna: il villaggio fu sede del governatore della curatorie e del tribunale. Nel Novecento l’economia del centro conobbe una straordinaria trasformazione grazie allo sfruttamento delle risorse minerarie locali: dalle miniere di San Francesco, Sa Matta e San Paolo provenivano ingenti quantità di talco noto come “sa preda modde” o “oro bianco”, che resero Orani uno dei più importanti giacimenti europei.

COSA VEDERE. La storia del paese ha lasciato in eredità numerose ricchezze archeologiche. Oltre alle tombe dei giganti, alle domus de janas, isolate e in piccoli gruppi, meritano una visita la necropoli nota come Sas Fossas con ben otto ipogei, e alcuni insediamenti nuragici, di cui il più maestoso è il nuraghe Nurdole: una torre centrale che si erge a 700 metri di altezza, racchiusa da un bastione con quattro torri e contenente una fonte sacra, che si affaccia su un panorama mozzafiato sui monti del Goceano, del Marghine e sul monte Ortobene. Il fascino di Orani, però, scorre nei luoghi di culto. Tappe obbligate sono la parrocchiale di Sant’Andrea apostolo, una costruzione neoclassica che custodisce la pala d’altare di Delitala, la chiesetta di Nostra Signora D’Itria, edificata nel XVII secolo e nota per i graffiti della facciata realizzati dalla mano eclettica di Nivola, e, ancora, la seicentesca Chiesa del Rosario, arricchita da affreschi della metà del Settecento. Meritano una visita anche i resti della vecchia chiesa di Sant’Andrea apostolo che, nota come “Campusantu vezzu”, è un esempio di costruzione catalano- aragonese, risalente al XVI secolo. Come non menzionare poi il santuario mariano di Nostra Signora di Gonare, sull’omonimo monte, che Orani condivide con il vicino paese di Sarule. Orani, però, significa Costantino Nivola e Mario Delitala. Per avvicinarvi ai due grandi artisti oranesi potete recarvi al Museo Nivola, inaugurato nel 1995, che ospita le opere del celebre scultore, e all’ex convento francescano, sito al centro del paese, in cui vi aspetta un’interessante collezione delle opere del pittore Delitala.

NATURA. Altro motivo per recarsi in questo centro barbaricino è la bellezza del territorio circostante che fa parte delle terre emerse più antiche dell’Isola. A Orani la natura è un mix tra collina e montagna, in cui il paesaggio varia da rigogliosi boschi, fertili colline, ricchi giacimenti di preziosi minerali e varietà di rocce tra cui quelle granitiche e calcaree. Tutta l’area è poi ricca di numerose sorgenti di acqua fresca che si aggiungono alle fonti termali di “Sos Banzos Mannos” e “Sos Banzicchedos”, meglio note come sorgenti di Oddine. Notevole è certamente il paesaggio regalato dalle tre cime a forma di cono del monte Gonare, Gonareddu e Punta Lotzori, circondate da boschi di lecci, querce e agrifoglio che custodiscono piante medicinali e aromatiche e in cui trovano riparo varie specie animali. Per le sue specificità ambientali il complesso del monte Gonare – diviso tra Orani e Sarule – è riconosciuto come sito di interesse comunitario (SIC) dall’Unione Europea. Interessanti sono anche le già citate miniere talchifere, sfruttate sin dal Neolitico e oggi parte del Parco Geominerario della Sardegna.

CUCINA E ARTIGIANATO. La tavola oranese è quella tipica dell’entroterra barbaricino. Colpiscono soprattutto i dolci, delle vere e proprie opere d’arte per il palato. Da non perdere il gusto sublime dei tipici “culurgiones de mendula”, raviolini a forma di mezzaluna, ripieni di mandorle tritate e cotte nello sciroppo di zucchero o nel miele. Orani, come detto, è simbolo dell’artigianato: oltre al legno, al ferro battuto, alla ceramica e al granito, qui si realizzano gioielli d’oro, abiti in velluto e orbace, e prodotti in cuoio tra cui “cambales” e “cusinzos”.

Per il quarto appuntamento di Autunno in Barbagia, perdetevi nelle viuzze di Orani e scoprite i suoi tesori.

Continua la mostra itinerante di Autunno in Barbagia 2019 e nel prossimo fine settimana il programma è più generoso del previsto. Il cuore della Sardegna, infatti, pulserà in due tappe distinte, quella di Sarule e quella di Tonara, dal 28 al 29 settembre. Fulcro dell’evento è come sempre l’incanto dell’entroterra barbaricino, ma i due paesi protagonisti del terzo appuntamento possiedono peculiarità ben distinte. Ecco perché vi condurremo a Sarule, un piccolo paese in cui l’antica tradizione pagana e la forte devozione religiosa si mescolano, raccontando una storia millenaria.

Sarule è un paese di montagna, un centro agro-pastorale situato nel cuore della Barbagia di Ollollai. Nasce alle pendici del monte Gonare ed è incastonato in un territorio che fa parte delle terre emerse più antiche della Sardegna, su cui si distinguono masse di granito, di calcare e una grande varietà di rocce metamorfiche. Sono due i simboli che ben rappresentano il piccolo paese montano: uno spirituale e l’altro artigianale. Questo centro barbaricino, infatti, si caratterizza per una forte devozione religiosa che ben si respira nel santuario mariano di Nostra Signora di Gonare: meta di pellegrinaggio per numerosi devoti, è arroccato a 1110 metri di altezza sull’omonimo monte, fra i territori di Sarule e Orani. Il forte spirito religioso si avverte anche nell’abitato, ricchissimo di chiese, tra cui quella di Nostra Signora del Rosario, attorno alla quale si è sviluppato il centro storico con le sue tipiche case in granito. Qui è forte anche la tradizione pagana che sfocia nei riti ancestrali del tipico carnevale con le maschere peculiari del paese, quali “Sa Maschera a Gattu”, simbolo perpetuo di morte e rinascita della natura, e “Su Maimone”, simbolo di buon auspicio. Altro tratto distintivo di Sarule, per cui è celebre in tutto il mondo, è quello dell’antica arte della tessitura: i suoi tappeti, coloratissimi e stilizzati con disegni geometrici e figure ispirate all’attività agricola o alla natura, sono realizzati attraverso telai verticali. Prodotto principe è “Sa burra”, un tappeto unico nel suo genere, realizzato secondo una tecnica plurisecolare, la cui bellezza incantò l’artista Eugenio Tavolara.

Sarule, murale che raffigura Sa Burra – Fonte “I murales di Sardegna”

Sarule, Sa Maschera a Gattu – Foto web

Quando si parla di Sarule, però, è impossibile non pensare alla poesia “A Diosa”, altrimenti conosciuta come “Non potho reposare”, del poeta e scrittore Salvatore Sini che qui nacque, nel lontano 1873. Tra i vari murales che decorano l’abitato del paese, proprio uno è dedicato all’autore della canzone d’amore più famosa della Sardegna.

Sarule, murale dedicato a Salvatore Sini – Fonte “I murales di Sardegna”

Con tali attrattive viene davvero voglia di visitare questo piccolo centro barbaricino, il cui nome – secondo alcuni studiosi – deriverebbe dalla parola “Sa Rule”, ossia piccolo altare. Interessante è anche la versione data dalla leggenda popolare che, invece, lega il nome del paese alla sua fondazione, avvenuta intorno all’anno Mille ad opera di un nobile, il fuggiasco “donno Sarule”, che qui trovò rifugio e ci restò, dando origine al borgo, in cui, col tempo, confluirono altri fuggiaschi.

BREVI CENNI STORICI. Al di là delle origini leggendarie e sebbene il nome Sarule compaia per la prima volta in documenti di epoca medievale, la sua storia è ben più antica e risale al Neolitico, come testimoniano le Domus de janas di Neunele, Sa Neale e Sa Pranedda. Non mancano, inoltre, vive testimonianze dell’età del Bronzo, tracce della civiltà nuragica che si stabilì in questi luoghi, quali i resti di numerosi nuraghi e le tombe dei giganti, tra cui quella di S’Altare de Logula, la meglio conservata. In epoca medievale Sarule faceva parte del Giudicato di Torres e fu eletto capoluogo della curatoria, che portava il suo stesso nome. Nel XIII secolo entrò, poi, a far parte del Giudicato di Arborea e fu inglobato nella curatoria di Dore. Occupata dagli Aragonesi, nel 1363 divenne feudo del conte di Quirra. Circa tre secoli più tardi fu incorporata nel marchesato di Orani e fu solo nel 1839 che Sarule si liberò definitivamente con il riscatto del feudo.

Sarule, tomba dei giganti S’Altare de Logula – Fonte www.neroargento.com

COSA VEDERE. In virtù dei suoi trascorsi, il territorio di Sarule è ricco di attrattive. Oltre ai siti che raccontano il passato preistorico del territorio, tappa obbligata è il già menzionato santuario mariano di Nostra Signora di Gonare: un simbolo spirituale, certo, ma anche un gioiello storico e architettonico. Eretto nel XII secolo, la sua costruzione – raccontata tra storia e leggenda – si deve al giudice Gonario II di Torres, come ex voto alla Madonna che, da lui invocata, lo salvò da una terribile tempesta, mentre faceva ritorno dalla seconda Crociata. In cambio della sua salvezza, il giudice promise di erigere un altare alla Madonna sul primo lembo di terra che avesse visto e fu così che l’edificio religioso sorse sul “monte Dore”, da allora ribattezzato monte Gonare. Il santuario, una vera e propria fortezza, si raggiunge attraverso un affascinante sentiero in parte scavato nella roccia, attraversando uno spazio occupato dalle “cumbessias”, le abitazioni che ospitano i pellegrini durante le celebrazioni primaverili e autunnali.

Sarule, santuario mariano di Nostra Signora di Gonare – Foto web

Sarule, percorso sul Monte Gonare – Fonte www.sardegnaturismo.it

Merita una visita anche il museo della tessitura “Eugenio Tavolara”, dedicato al noto designer sassarese che fu il primo a intuire le potenzialità della tessitura sarulese, prodigandosi per far conoscere i tappeti locali oltre i confini isolani e nazionali: qui è possibile ammirare una selezione di filati e di tappeti tipici, ma anche i tradizionali telai verticali e vari strumenti di lavoro.

Sarule, antico telaio, museo della tessitura E. Tavolara – Fonte www.sardegnadigitallibrary.it

NATURA. Pregevole è anche la natura circostante, soprattutto per l’importante biodiversità che questi luoghi conservano: l’area del monte Gonare, compresa tra Sarule e Orani, è un sito di interesse comunitario dell’Unione Europea. Le tre cime calcaree di Gonare, Gonareddu e Punta Lotzori sono ricoperte da boschi di querce e da queste vette, quando il cielo è terso, è possibile scorgere il mare. Qui, tra bellissime rose di montagna, delicate orchidee e numerose specie botaniche, quali il Colchico di Gonare, il Gigaro sardo corso e l’Acino di Sardegna, vive una ricca fauna: oltre alle martore, alle lepri, alle volpi, ai cinghiali e a molte varietà di volatili, si possono incontrare specie peculiari dell’Isola come la raganella sarda. Lodevole è anche il territorio collinare del paese. Ricoperto principalmente da boschi di lecci e ricco di sorgenti, ospita diversi alberi da frutto e ulivi: un bellissimo esemplare di ulivo millenario, con ben 11 metri di circonferenza, è custodito in località Valeri.

Sarule, ulivo monumentale custodito a Valleri – Fonte www.sardegnadigitallibrary.it

CUCINA E ARTIGIANATO. La tavola di Sarule rispecchia la tipica cucina barbaricina. Ottimi sono i formaggi e anche l’olio d’oliva, la cui produzione è parte integrante dell’economia locale. Speciali sono i dolci, tra cui S’Arantzada, a base di scorza di arance candite nel miele e guarnito con mandorle. Oltre alla magica arte della tessitura, l’artigianato locale spazia dalla lavorazione del marmo, a quella del ferro battuto, alla lavorazione del sughero e, ancora, all’impagliatura delle sedie.

Sarule, dolce S’Arantzada – Fonte www.sardegnadigitallibrary.it

Sarule, abito tradizionale – Fonte www.sardegnaturismo.it

Insomma, se queste attrattive stuzzicano la vostra curiosità, per il terzo appuntamento di Autunno in Barbagia andate a visitare il paese di Salvatore Sini.

Vent’anni fa nasceva a Brescia, precisamente nel comune di Montichiari, la prima sede di Piramis Group: azienda destinata a trasformarsi in una delle realtà imprenditoriali più note nel mondo delle…

Durante questi caldi mesi estivi, la sera è il momento migliore per addentrarsi nella città di Cagliari. Quando la temperatura inizia a diventare più fresca bar e ristoranti accolgono i…

Spaghetti bottarga, datterini e fiori di zucca, mare e Campidano: un piatto veloce e molto saporito. Cagliari e la sua pianura, mare e campagna uniti in una pietanza semplicissima che,…

Carissimi Vistaners eccoci con un nuovo pezzo per la rubrica #amazzabrutta (in realtà mai esistita, trattasi semplicemente di un mood of life che caratterizza molti di noi). Dopo il coming…

«Poscia, più che ’l dolor, poté ’l digiuno». Questi i versi più famosi che il sommo poeta Dante Alighieri dedica, nel XXXIII canto dell'Inferno al conte Ugolino della Gherardesca. Versi…

La foto di oggi è stata scattata da Mario Marcis al Poetto di Cagliari. Invia anche tu le foto della tua città inviandole alla mail redazione@vistanet.it ( indicando il nome…

Questo è il risultato delle mancate sterilizzazioni, della terribile piaga del randagismo, degli abbandoni. Di volontarie abbandonate completamente a sé stesse, di istituzioni totalmente assenti. Questa è la Sardegna d'estate:…

Vent’anni fa nasceva a Brescia, precisamente nel comune di Montichiari, la prima sede di Piramis Group: azienda destinata a trasformarsi in una delle realtà imprenditoriali più note nel mondo delle…

Durante questi caldi mesi estivi, la sera è il momento migliore per addentrarsi nella città di Cagliari. Quando la temperatura inizia a diventare più fresca bar e ristoranti accolgono i…

Spaghetti bottarga, datterini e fiori di zucca, mare e Campidano: un piatto veloce e molto saporito. Cagliari e la sua pianura, mare e campagna uniti in una pietanza semplicissima che,…

«Poscia, più che ’l dolor, poté ’l digiuno». Questi i versi più famosi che il sommo poeta Dante Alighieri dedica, nel XXXIII canto dell'Inferno al conte Ugolino della Gherardesca. Versi…

La foto di oggi è stata scattata da Mario Marcis al Poetto di Cagliari. Invia anche tu le foto della tua città inviandole alla mail redazione@vistanet.it ( indicando il nome…

Questo è il risultato delle mancate sterilizzazioni, della terribile piaga del randagismo, degli abbandoni. Di volontarie abbandonate completamente a sé stesse, di istituzioni totalmente assenti. Questa è la Sardegna d'estate:…